NON MANCHERO' LA STRADA

Luigi Nacci, Non mancherò la strada, Ediciclo, 2022

Mettersi sulla strada della viandanza significa assumere su di sé dei rischi. Non fare cieco affidamento sulle mappe, non comprare biglietti di ritorno, avere lo stretto indispensabile, anche meno, per essere costretti a chiedere: acqua, cibo, ospitalità. Non pianificare, non segnare le vie, non essere sicuri di arrivare in fondo, avere lo zaino pieno di dubbi, trasecolare a ogni passo, affidarsi al cammino. La viandanza è una forma di gioia che mescola la parte stanziale e quella nomade che sono in noi.
Luigi Nacci ama la ricerca delle parole “giuste”. Come sanno fare gli scrittori. Luigi vuol fare distinguo. Uno dei più importanti di cui ci racconta è quello tra “camminare” e “cammino”. Il camminare è un atto solo fisico, privo di profondità. La profondità gliela dà il cammino, vero atto completo, perché anche interiore.
Il “decalogo del viandante (non del camminatore)”, tra i primi testi del libro, è un manifesto dove dice cosa siamo e non siamo: non camminiamo per poche ore, non ci piace che ci augurino solo “buona passeggiata” quando ci incontrano, noi non abbiamo interesse per l’allenamento, la competizione, i chilometri, noi siamo stanchi di fare i turisti, noi siamo attirati dalla meraviglia, siamo sognatori diurni… questi sono i viandanti.


Luigi Nacci – “Non mancherò la strada”, Ediciclo 2022 – 16 euro

Quelli che ballavano erano visti come pazzi da quelli che non sentivano la musica -Friedrich Nietzsche