L'ARTE DI FARE LO ZAINO

Partiamo da cosa questo libro non è. Non è un manuale che vi spiega come fare lo zaino, cosa portare o non portare, come distribuire i pesi al suo interno, nessuna lista o consigli su come caricarsi lo zaino sulle spalle. Il titolo in effetti è fuorviante, probabilmente giocato dalla casa editrice per marketing. Avrebbe calzato meglio il titolo “Zaino compagno fedele” oppure “Zaino leggero in libera strada”.

Perché il libro di Andrea Mattei è in primis una dichiarazione d’amore per il proprio zaino, e un elogio della leggerezza, del togliere per essere più felici. L’arte del togliere, piuttosto. Non a caso il libro si apre con una citazione di Henry David Thoreau: “Un uomo è ricco in proporzione al numero di cose delle quali può fare a meno”.


Poi il libro prosegue con la disamina storica degli oggetti che comunemente si trovano nello zaino, e che fanno ricco il viandante: sapevate la storia della spilla da balia, o del cerotto, o del coltellino svizzero? Qui le trovate, insieme a quelle di cerniera lampo, taccuino, matita, bordone (il bastone del pellegrino), il sapone di Marsiglia, il pile (con la vita avventurosa di Yvon Chouinard, creatore di Patagonia).
La storia che più mi ha colpito è quella dello zaino stesso: fin dai tempi antichi si usava lo zaino, anche il cacciatore Otzi lo aveva, ma poi fu un riparatore di biciclette norvegesi, Bergan, inventore anche degli attacchi da sci, che nel 1908 fece la prima modifica verso lo zaino moderno, applicando un ramoscello di ginepro allo zaino a sacco, e inventando la prima struttura rigida esterna. Perfezionata da Kelty, grande camminatore californiano, che sostituisce negli anni cinquanta il legno con un leggerissimo telaio in alluminio, facendo così nascere quegli zaini enormi che hanno fatto la storia, quelli degli autostoppisti e campeggiatori anni settanta, per intenderci.
È poi nel 1967 che l’alpinista Greg Lowe porta il telaio all’interno, rendendo lo zaino più compatto, e siamo agli zaini di oggi.
Il libro di Andrea Mattei si conclude con i testi di sei “viandanti illustri”, come li definisce lui, tra i quali mi onoro di essere incuso. Paolo Rumiz, Enrico Brizzi, Luigi Nacci, Fabrizio Ardito, Roberta Ferraris e Luca Gianotti rispondono alle sue domande sul senso dello zaino, e ne escono bei ritratti del rapporto tra viandante e zaino, tra cui è divertente la risposta alla domanda se c’è un oggetto feticcio, anche superfluo, che portano nello zaino. C’è chi risponde una piccola statua di Ganesh in legno, chi l’armonica a bocca, chi il fazzoletto tricolore di un partigiano, chi un braccialetto in rame, chi un rosario greco (komboloi): a voi indovinare chi dei sei porta cosa.
Andrea Mattei è un giornalista, con la passione del camminare. Lavora alla Gazzetta dello Sport, dove è riuscito a introdurre una rubrica sul camminare, seppure per ora solo sulla versione web.
Andrea Mattei – “L’arte di fare lo zaino”, Ediciclo 2018 – 12,50 euro

Le cose importanti della mia vita non sono cose